Ojmjakon: freddo da record e vita ai limiti dell’immaginabile
Nel villaggio più freddo al mondo, le temperature glaciali sono le vere protagoniste e ogni aspetto della quotidianità degli abitanti deve fare i conti con esse. Bisogna ad esempio fare sempre in modo che le tubature delle abitazioni non si congelino. Inoltre, come se non bastasse, gli abitanti sono pure costretti a mantenere le vetture accese durante tutto il giorno, poiché sarebbe impossibile riavviarle una volta fuori dai garage.
Scavare un fosso nel terreno può richiedere fino a tre giorni perché il terreno è totalmente congelato e per forarlo è necessario l’utilizzo di carboni ardenti. La temperatura media invernale è di -50 C°.
Al gelido freddo invernale, si contrappone poi il caldo estremo estivo: in estate si raggiungono addirittura i 34 gradi di massima. Incredibile ma vero: la differenza fra la temperatura minima di gennaio e la temperatura massima di agosto è di oltre 100°C.
Il villaggio gode di pochi servizi moderni e, ad esempio, a causa dell’impossibilità di scaricare l’acqua attraverso i tubi interni alle case (si congelerebbero all’istante), praticamente tutti gli edifici hanno i servizi igienici all’esterno. Tutta la vita di Ojmjakon dipende dalle due principali fonti di calore: carbone e legna. Quando le consegne di carbone iniziano a scarseggiare, si passa alla combustione della legna. Se allo stesso modo comincia a mancare l’approvigionamento di legna, il villaggio va in tilt nel giro di poche ore. Le tubature cominciano a congelarsi, la vita civile si arresta. Nel più freddo insediamento abitato permanente al mondo.